Volume 3. Appendice alla Regola pag. 28

Volume 3. Appendice alla Regola pag. 28

Nella mia Morte ai miei dilettissimi Fratelli della pia Società dell'Apostolato Cattolico, perché si sforzino a promuoverla con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l'anima, e con tutte le forze

Istituzione, e Propagazione della pia Società sia conforme alla divina volontà, pure debbo credere, che io per la mia indegnità misurata solo dalla infinita perfezione di Dio merito che il N. S. G. C. (1) non mi accordi giammai la grazia di promuovere e propagare la stessa pia Società, quantunque dalla sua infinita Misericordia mi aspetto ricevere grazie, favori, e misericordie anche maggiori.
9 Inoltre sebbene il N. S. G. C. siasi ancora degnato di rivelare ad una anima sua diletta (2), che tutto ciò, che è scritto della pia Società Egli stesso lo ha ispirato, e che io debba giungere a vederla sufficientemente istituita, e propagata, e che l'Opera è di sua grandissima gloria, pure vi dichiaro che io debbo sempre temere ragionevolmente che io per i miei peccati, e per le innumerabili mie abominevoli incorrispondenze potrei essere col mio vivere il continuato impedimento dell'Opera stessa, e potrei ancora meritare, come veramente già merito che Iddio mi abbrevi la vita, perciò affinché per altra mia più abominevole negligenza non avvenga che l'Opera del Signore soffra il più leggiero detrimento / {23} prego adesso e sempre, e intendo pregare anche dopo la mia morte (che ad ogni momento mi si appressa) la vostra carità, e il vostro zelo religioso

Note


1) Orig. che Iddio.
2) Non identificata da Hettenkofer (I Racc.,
518) e da Faller (Regole fondamentali,
16) né - a nostro avviso - identificabile.