Volume 13. Stampati - Varie pag. 1044

Volume 13. Stampati - Varie pag. 1044

Memorie

5 - Cenni sulla preziosa morte di S. E. Don Carlo de' principi Torlonia commendatore Gerosolimitano con lettere edificanti del pio defonto

{9} Rev.º Sig. D. Vincenzo.

Avendo attentamente considerato i cenni sulla pregiatissima morte di S. E. D. Carlo de' principi Torlonia, Commendatore gerosolimitano, che Ella mi favorì, e avendo io avuto la sorte di conoscerlo per varj anni, posso dire, che in essi non solo risplende la verità su quanto si espone in tutte le parti della sua virtuosissima vita, ma vi resta molto più a dirsi per comune edificazione, e per esempio di tutti i nobili e di ogni altro ceto di persone; poiché posso attestare di avere sempre ammirato in lui uno spirito di zelo apostolico per la gloria di Dio e vantaggio delle anime, ed una tale sodezza di divozione, che bastava sentirlo parlare per conoscere che era animato dallo Spirito di Dio. Inoltre non ho potuto far di meno di riconoscere nell'illustre defonto una carità così perfetta, costante e benefica, che me lo faceva paragonare ai perfetti cristiani dei primi secoli della Chiesa, che tutto profondevano in ajuto de' poveri, e non risparmiavano sudori, industrie né fatiche per la salute delle anime.
Dacché si addossò il peso del Conservatorio (1)

Note


1) Si tratta del cosiddetto Conservatorio Torlonia alla Salita di S. Onofrio - Roma. Fondato dal Pallotti (che vi collocò delle «maestre») passò poi al Torlonia ricordato nel fascicolo nonché alle Figlie della Carità che lo tennero fin quasi al giorno d'oggi. Momentaneamente il Conservatorio è chiuso. Dalla cortesia del Rev.mo P. Giuseppe Guerra, C. M., Postulatore generale, abbiamo ricevuto un lungo (arriva fino al
1915) resoconto dell'attività del Conservatorio Torlonia. Ne riproduciamo la parte essenziale e, per noi, più interessante.

HISTORIQUE «CONSERVATORIO TORLONIA»

Le Prince Don Carlo Torlonia rempli d'une grande charité avait pris dans sa protection un Orphelinat fondé par des Prêtres qui ne pouvaient plus le soutenir. Dans un voyage qu'il fit à Paris, M. de Mauroy, personne d'une grande piété, lui fit visiter les Orphelinats tenus par les Filles de la Charité. Constatant la différence qui existait avec le sien, il prit la résolution de les faire venir à Rome et le leur confia. Mais sa mort l'empêcha de réaliser son pieux dessein. Ce fut son frère Don Alexandre auquel il recommanda son oeuvre de prédilection qui fit venir au 9 Février 1850 cinq Soeurs qui trouvèrent la maison composée de 30 Orphelines dans un état déplorable sans ordre ni discipline. Le travail fut pénible mais le résultat satisfaisant; leur nombre s'accrut rapidement et s'éleva à 70.