Volume 13. Stampati - Varie pag. XI
Volume 13. Stampati - Varie pag. XI
Introduzione
Con la edizione del Mese di Maggio per i Fedeli termina il primo tomo del presente volume. Esso non si differenzia dagli altri se non per la grammatura della carta, voluta più leggera per non aumentare troppo il peso di un terzo di volume destinato, più o meno, a toccare le 800 pagine.
Il secondo tomo del presente volume si apre con l'edizione delle sei lettere latine scritte dal Pallotti nel 1849, al colmo di quella Repubblica Romana che lo aveva costretto a fuggire di casa ed a trovare rifugio a San'Agata dei Goti, presso l'ospitale Collegio Irlandese.
La prima domanda che il sottoscritto editore si aspetta si potrebbe enucleare così: «Perché non inserire le Lettere Latine nel corpo dell'epistolario pallottiano attualmente curato e parzialmente edito?». La risposta è semplice o, perlomeno, a noi è sembrata tale. È ben vero che le lettere in parola sono, esteriormente, esattamente tali; ma, a leggerle con attenzione, ci accorgiamo di trovarci davanti a componimenti che, dello stile epistolare, conservano solamente l'aspetto esteriore. Le sei lettere (od almeno gran parte di esse) sono dei trattatelli veri e propri. Non ci troviamo di fronte a delle lettere sul tipo di quelle che già conosciamo nell'edizione «vecchia» (Hettenkofer, Roma 1930) od in quella che tuttora si viene curando ed alla quale noi stessi abbiamo fornito il nostro contributo. Più che di lettere si tratta di amplissimi centoni nei quali i destinatari (vedili nell'Indice Generale) vengono istruiti, con l'aiuto di una straordinaria serie di citazioni di testi biblici, su temi particolari e degni della massima attenzione. Il fatto poi che, a parte un caso