Volume 13. Stampati - Varie pag. 617
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I tre Mesi di Maggio
Giorno duodecimo
anime saziate della sostanza che discende dalla Divinità, volle pietosamente avvertirle, che badassero bene a non fomentare in se i vizj coll'abuso del cibo, della bevanda, e di ogni altra cosa creata; volle che intendessero bene che il loro cuore non poteva restare soddisfatto nei piaceri terreni, perchè i beni della terra non contengono ciò che cerca il cuore umano, perchè è fatto per Iddio, e finalmente volle che capissero bene che un cuore il quale invece di cercare le sue sodisfazioni in Dio le cerca nelle creature non le troverà giammai, e soffrirà le pene di una lagrimevole fame nel tempo, e nella eternità.
3.º Voglio, o figlio, che impari che i poveri mondani senza avvedersene soffrono la pena di tale fame nel tempo, e ciò avviene nel restare privi delle dolcezze soavissime della grazia siccome inviluppati nell'uso smodato dei beni terreni; perciò non sentono la dolcezza del conversare colla Divinità nella S. Orazione, e nella divota Meditazione delle verità eterne, non gustano la soavità delle divine ispirazioni e dell'amabilità e sapienza dolcissima della / {80} divina parola, e molto meno sono capaci d'inebriarsi al torrente deliziosissimo della grazia dei SS. Sagramenti, e specialmente dell'Augustissimo Sagramento dell'Altare: guarda o figlio, a quali eccessi giunge la miseria dei poveri mondani: sono mal contenti negli stessi piaceri della terra: nelle dolcezze della grazia solamente potrebbono divenire contenti, ed oh cecità, non lo